Il pane più antico di cui si abbia certezza risale al 12000 A.C. ed è stato ritrovato in Giordania: veniva preparato macinando tra due pietre una miscela di cereali mescolandola con acqua. L’impasto finale veniva cotto su pietre roventi.
Intorno al 3000 A.C: gli egizi perfezionarono la lievitazione, con cui un impasto lasciato all’ aria veniva cotto il giorno dopo; ne risultava un pane più soffice e fragrante.
Questa è l’ antica storia secondo Wikipedia e noi la pendiamo assolutamente per buona.
Da allora , in tutto il mondo, la ricetta del pane si è evoluta in mille varianti e in mille forme, rimanendo sempre però una costante su tutte le tavole.
La nostra ricetta:
Siamo conosciuti per la bontà e la fragranza del pane che facciamo e oggi vi sveliamo i nostri segreti per ottenerlo buonissimo!
Innanzitutto la scelta delle farine: tutte rigorosamente biologiche e Italiane.
Una volta ottenuto l’impasto noi impieghiamo 48 ore per il processo di fermentazione e lievitazione, ed è proprio qui che sta uno dei segreti: nella fermentazione.
La fermentazione è un processo naturale nel quale, gli enzimi delle farine intervengono trasformando le proteine in aminoacidi.
L’ altro segreto è quello di non affidarsi mai a uso di lieviti chimici, noi usiamo rigorosamente solo lieviti naturali.
Il terzo segreto sta nella cottura: noi la prolunghiamo di circa un’ora e lo facciamo essiccare. Questo ultimo accorgimento rende il pane croccante e digeribile.
Il pane nel cinema.
Proprio per la sua grande diffusione in tutte le culture, sono decine le pellicole in cui compare il pane. noi abbiamo deciso di ricordarvi quella mitica di Steno con Alberto Sordi nel film Un Americano a Roma:
Nella scena iconica Sordi è Nando Mericoni un giovanotto senza arte né parte che sogna e mitizza gli Stati Uniti e cerca di comportarsi come un americano, con tanto di parlata in inglese maccheronico (e qui l’aggettivo è doppiamente giusto). Torna a casa a sera tardi e trova la tavola pronta con la sua cena. Vede la zuppiera di spaghetti e si indigna: “Maccaroni? Questa è roba da carrettieri, io non mangio maccaroni. Vino rosso? Io non bevo vino rosso. Lo sapete che sono americano, gli americani non mangiano maccheroni, non bevono vino rosso. Bevono latte, per questo vincono gli apache. Maccarone, che mi guardi con quella faccia intrepida, mi sembri un verme, maccarone. Questa è roba da americani: yogurt, marmellata, mostarda… roba sana sostanziosa”. E addenta un morso di pane e mostarda irrorato di latte. Poi sputa subito tutto, pronunciando una delle frasi passate alla storia del cinema. “Ammazza che zozzeria! Gli americani aho… Maccherone, mi hai provocato e io ti distruggo, adesso maccherone, io me te magno”. E tra una forchettata di pasta e l’altra, ecco che fine fanno gli altri ingredienti: “Questo lo damo ar gatto”, il latte, “questo al sorcio”, lo yogurt, “con questo ci ammazziamo le cimici”, la tanto citata mostarda (che poi è la senape).
Nella puntata de “I Bastardi di Pizzofalcone: Pane” invece, c’è raccontato tutto il rito che il fornaio compie dall’ alba per poter poi vendere il pane caldo, “caldo che sembra vivo”.
Tutte le fasi dall’ impasto alla lievitazione, le tecniche tramandate dal nonno e poi dal padre, rispettate rigorosamente quasi fossero rituali sacri perché “i gesti da compiere non sono molti, ma vanno fatti come vanno fatti”.
E in questa scena ci ritorna la magia delle cose semplici e genuine che noi italiani amiamo così tanto.